Artemisia Gentileschi a Napoli: Questa è la mostra sul periodo napoletano dell'artista (2023)

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VonIlaria Baratta, scritto il 02/05/2023
Categorie:recensioni di mostre/ Soggetti:Sechshundert-Barocco-artemisia gentileschi-arte antica

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Recensione della mostra "Artemisia Gentileschi a Napoli" a cura di Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio (Napoli, Gallerie d'Italia, dal 3 dicembre 2022 al 19 marzo 2023)

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LuiGallerie d'Italia a Napoliinaugura la mostra Storia dinuova sede nel Palazzo della Banca, nella centralissima Via Toledo, con una mostra a lei dedicataOra napoletanaVonartemisia gentileschi, che si sofferma quindi sulle opere realizzate dalla pittrice tra il 1630 e il 1654, i suoi anni in cittàultima produzionepoco studiato finora.Artemisia Gentileschi a Napoli, titolo della mostra, si propone come prosecuzioneprima mostra monograficanel Regno Unito rispetto alGalleria Nazionale di LondraDedicato ad Artemisia nel 2020, illustra l'opera dell'artista dagli esordi romani all'ultimo periodo napoletano, con particolare attenzione allaAutoritratto come Santa Caterina d'AlessandriaAcquistato dal Museum of London nel 2018. Grazie alla collaborazione tra la National Gallery e le Gallerie d'Italia e grazie a Gabriele Finaldi comeconsigliere speciale, la mostra in via Toledo, curata da Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio, si propone di continuare il racconto della carriera di Artemisia esattamente dove si è conclusa la mostra londinese, ovvero la sua lunga permanenza nella capitale del Vicereame spagnolo, interrotta solo da un viaggio a Londra tra il 1638 e il 1640 dove visse il padre Orazio.

Il percorso si snoda in ashowroom personaledominato prima dal nero e poi dal rosso, su cui si stagliano i capolavori esposti, creando un'illuminazione suggestiva ed evocativaeffetti di chiaroscuroche immergono il visitatore nell'atmosfera del Seicento e del teatro. Lo sviluppo in un unico spazio espositivo è possibile grazie alla scelta di presentare un numero relativamente limitato di opere,una cinquantinain totale, una ventina sono opera della pittrice, mentre le altre sono di artisti prevalentemente attivi a Napoli nello stesso periodo e a lei strettamente legati, quali Massimo Stanzione, Paolo Finoglio, Francesco Guarino, Andrea Vaccaro, Bernardo Cavallino e "Annella Di Rosa, il più grande artista napoletano della prima metà del '600. Opere provenienti da importanti istituzioni napoletane, come il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l'Archivio di Stato e l'Università di Napoli L'Orientale, dalle collezioni di Intesa Sanpaolo , ma anche da prestigiosi musei nazionali, come la Pinacoteca di Bologna, e internazionali, come la National Gallery di Londra, il Nasjonalmuseet di Oslo, il National Museum di Stoccolma e la National Gallery of Art di Washington.

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La mostra iniziatre "contenitori"al centro della stanza e inizia a destra delAuto ritrattoAcquistato dalla National Gallery, Londra,esposto per la prima volta in Italia, creando così un ponte con il capolavoro tra la grande mostra londinese del 2020 e l'attuale mostra napoletana, che durerà fino al 20 marzo 2023Autoritratto come Santa Caterina d'Alessandria, realizzata probabilmente poco dopo il suo arrivo a Firenze (nel 1616 entrò a far parte dell'Accademia delle Arti del Disegno e fu una delle prime donne ad aderirvi), Artemisia dona i suoi tratti somatici alla santa martire; Il dipinto risale all'incirca allo stesso periodo diAutoritratto come suonatore di liutodel Wadsworth Atheneum e Hartford y elSanta Caterina d'Alessandriadegli Uffizi, in quanto le analisi ai raggi X del dipinto degli Uffizi hanno mostrato la presenza di una figura con turbante sotto l'immagine di Santa Caterina, pressoché identica a quella dellaAuto ritrattodella Galleria Nazionale.

Era quindi in un altro "contenitore".parzialmente ricostruitoil ciclo di tele conCristo e i dodici apostolicommissionato a Roma per la sala capitolare diCertosa di Sivigliadal Duca di Alcalá Fernando Afán de Ribera III, Viceré di Napoli dal 1629. Oggi perduto e solo di recente completamente ricostruito da copie conservate in Spagna, il ciclo fu realizzato tra il 1625 e il 1626: al centro era il dipinto che la mostra rappresentaGesù benedice i bambiniRealizzato da Artemisia nel 1626, un dipinto che esorta i monaci ad agire con fede, correttezza e umiltà nel loro ambiente.figure degli apostoliSono stati realizzati da artisti come Giovanni Baglione, Battistello Caracciolo e Guido Reni. sono mostrati quiHo trovato tre originali.: Illinoissant'andreadi Caracciolo, ilGiacomo il Maggioredi Reni, iljamie il piccolodi Baglione. Pertanto, si suggerisce aConfronto tra il pittore e gli artisticoloro che hanno partecipato al ciclo sono legati anche alla città di Roma. Anche nella stessa stanza è stato collocatounica opera in mostra di Orazio Gentileschi: YCristo e la Samaritana al pozzo, restaurati in occasione della mostra per comprenderne l'indubbia qualità artistica, provenienti dalle Collezioni Reali spagnole e attribuiti in passato a Massimo Stanzione, ma dove effettivamente si ritrovano, come scrive Carmen García-Frías Checa nella scheda di catalogo, "la solidità di i modelli, i contrasti cromatici dei colori accesi e il linguaggio delle mani, tipici della produzione romana di Gentileschi del periodo tra il 1606 e il 1612, quando fu assimilato l'insegnamento del Caravaggio". questo fa comunquel'unico confronto padre-figliatrasmettere.

Si prosegue con tre opere, di cui due dipinti e una incisione, che vogliono mostrare qualcosa di concreto.iconografiadi Artemisia, figura femminilesguardo fieroe didal ribelle, beneinseriti nella società culturale del tempo, zpittore affermatoche era riuscito a liberarsi dal ruolo subalterno a cui era soggetta la donna. Qui lo vediamo quiL'autoritratto come allegoria della pitturadi Palazzo Barberini mentre dipingeva il volto di un gentiluomo con baffi da moschettiere che Francesco Solinas, secondo la corrispondenza rinvenuta con Michele Nicolaci negli archivi di Casa Frescobaldi, volle identificare con Francesco Maria Maringhi, amante fiorentino del pittore, e Yuri Primarosa. E dentroClio musa della storia, dipingendo ilFondazione Pisada Palazzo Blu, firmato e datato 1632, con il quale il pittore volle non solo tenerne vivo il ricordo tra i cortigiani medicei, ma anche rivendicarlo come proprioproprio ruolo nella storia. L'Registratoil francesegirolamo davidefu invece giustiziato dopo il 1626 (anno di fondazione dell'Accademia letteraria romana di Desiosi, alla quale apparteneva) di unautoritratto perduto: sebbene di mano inesperta, fissa i tratti caratteristici di Artemisia come, ad esempio,genio della pitturae conferma il suo presunto status di artista e studiosa, rafforzato dal motto latino ("meraviglie in pittura, più facili da invidiare che da imitare") inscritto sotto il ritratto, che Plinio dice essere attribuibile al pittore greco Zeusi. Alla fine vengono abbandonatidei documenti, frutto di avasta ricerca archivistica, realizzato in occasione della mostra, per aaggiornamento dello studiocirca il pittore sono stati autorizzati ad acquisirenuove informazioni sulla sua biografia, tra cui l'arrivo di Artemisia a Napoli, 1630, direttamente da Venezia, i suoi ultimi anni segnati dalle difficoltà economiche, la vicenda privata legata al concubinato della figliapalmira prudenzae le riprese di nozze dopo la nascita del nipote Biagio, ma anche per via diil suo lavoro artistico, come la cartapatronato vicereale e civico. I due atti emessi fanno riferimento ad una richiesta di Artemisia di bloccare un pagamento e all'unione riparatoria tra la figlia Prudenzia e Antonio De Napoli.

(Video) Artemisia Gentileschi - il coraggio di una donna

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Dopo aver completato il percorso nei tre "contenitori" centrali, la mostra prosegue con una sezione dedicata al temagrosse commissioniche ricevette durante la prima fase del suo soggiorno napoletano. soprattutto ilAnnunciazionedal Museo di Capodimonte, fondamentale per la ricostruzione della produzione napoletana, poiché firmato e datato (1630) sul cartiglio in basso a destra; A confermare la datazione dell'opera vi è un carteggio tra Artemisia eCasiano dal Pozzo, intellettuale e collezionista (la sua collezione è una delle più note a Roma all'inizio del XVII secolo).Imperatrice Leonora Gonzagaper la metà di settembre e che era stato lontano da Napoli qualche tempo prima del 21 dicembre 1630, per dipingere un ritratto di una contessa. María Cristina Terzaghi scrive che "al momento non sappiamo comeAnnunciazionesi inserisce in questa serie di opere, ma è certamente la sua prima commissione napoletana superstite. Poiché il pittore potrebbe essere stato in città già nel marzo del 1630, non è escluso che la tela sia stata dipinta nella primavera dello stesso anno.a livello internazionale, già visibile in questo dipinto nelsoffici e sontuosi tendaggi di setadella Vergine e dell'Angelo, probabilmente in contemplazioneNicola Renier, attivo in Italia e in particolare a Venezia al passo del pittore. Sono inoltre esposti due dipinti monumentali realizzati dall'artista tra il 1635 e il 1637 per il coro della chiesa.Catedral de Pozzuoli,appartiene a un ciclo di scene della vita di Cristo e di Maria e dei fondatori della Chiesa di Pozzuoli, commissionato dal vescovo agostinianoMartin de Leon e Cardenastra i grandi artisti attivi a Napoli in questo periodo, come Giovanni Lanfranco, Jusepe de Ribera e Massimo Stanzione. Si tratta diGettato nell'anfiteatro, San Gennaro ei suoi compagni addomesticano le belveÈ nato aSan Procolo e Santa Nicea, quest'ultimo restaurato appositamente per la mostra. Pregevole copia contemporanea inedita delNascita di San Giovanni BattistaConservato al Museo del Prado, parla anche di un'altra importante commissione ad Artemisia: dipinse infatti per lei l'omonima scena per la serie delle Storie del BattistaPalazzo del Buen Retiroa Madrid per il re Felipe IV di Spagna per conto del VI. Conti di Monterrey, viceré di Napoli.

Tra i grandi temi affrontati nella carriera di Artemisia ce ne sono sicuramente alcuniprotagoniste femminilidel linguaggio pittorico classico e giudeo-cristiano, divenuti veri e propri simboli anche in relazione alla biografia dell'artista stessadichiarazione di donna, il suo coraggio e la sua forza: soprattuttoGiuditta e Oloferne. La mostra propone cinque dipinti incentrati su "donne forti e intrepide", due dei quali rappresentano GentileschiGiuditta e la sua fanciulla con la testa di Oloferne, dal Museo di Capodimonte, in cui Terzaghi nota un cambio di registro rispetto alla violenza delle versioni precedenti e una predilezione per "la narrazione del pathos dopo l'assassinio del generale assiro e l'alta atmosfera a lume di candela non poco contribuisce a l'effetto", eIl Museo Nazionale di Oslo; Quest'ultima, una delle novità più importanti della mostra, sebbene precedentemente nota agli studi solo attraverso riproduzioni fotografiche, è firmata ed è stata acquisita dal Museo norvegese nel 2022. Le altre tre hanno un tema comune.Sansone e Dalilae furono interpretati da tre diversi artisti: da Artemisia, della collezione delle Gallerie d'Italia di Napoli, da Hendrick De Somer, una delle figure emerse come uno degli artisti più interessanti e originali a Napoli nel primo semestre dal 17 ° secolo, e daDiana „Annella“ DeRosa, il più grande artista napoletano della prima metà del Seicento, il quale, secondo un'antica ma poco attendibile tradizione, fu anch'egli vittima diviolenza di genere. Quest'ultima è un'opera in cui si notano varietà di espressioni e ricchezza di particolari, soprattutto la natura morta con strumenti musicali in basso a sinistra.

Il percorso espositivo prosegue con una selezione di figure femminili che la rappresentanosanti martiri, principalmentemezza lunghezzae riconoscibili grazie ai loro attributi: si concentrano in gran parte sulla figura diSanta Caterina d'Alessandria. Tra questi si può notare una novità assoluta per il pubblico italiano, ovvero ilSanta Caterina d'AlessandriadaMuseo Nazionale di Stoccolma, che salta subito all'occhioSostanza resae per il suopadronanza del colore. Scrive Carina Fryklund: “Qui Artemisia reinterpreta il soggetto alla luce di quanto aveva già fatto in altri dipinti della metà degli anni Dieci del Seicento e ne offre un'immagine nuova e originale. Gli attributi convenzionali del santo - l'aureola, la corona, la ruota del supplizio - sono assenti, le rovine dietro la figura alludono probabilmente al suo nome, come spiegato inuna leggenda d'oro, ma l'accento è posto sul grande volume su cui la donna poggia le mani, simbolo di erudizione associato alla santa quando è rappresentata come patrona dell'educazione e dello studio, rappresentano la santa, come quella dipaolo finoglionelle collezioni del Museo Cristiano di Esztergom, Ungheria, o in quella diJuan Reichdel Palazzo Madama di Torino, che definisce le coordinate di una delle principali tendenze in cui Artemisia si inserisce negli anni napoletani, ovvero la rappresentazione disanti a mezzo corpo. La raffinatezza degli accordi cromatici e il candore perlaceo della pelle richiamano la lezione diGiusto de Ribera, figura dominante della pittura napoletana della prima metà del Seicento, una delle quali è espostaStrada. Luciaanche di media lunghezza, tratto caratteristico anche diMassimo Estancia.

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Artemisia Gentileschi a Napoli: Questa è la mostra sul periodo napoletano dell'artista (16)Giovanni Ricca, Santa Caterina d'Alessandria (1629 ca.; olio su tela, cm 102 × 76; Torino, Palazzo Madama - Museo Civico d'Arte Antica)

Dopo le eroine e le sante è dedicata la sezione successivaEros di Thanatos, dove luierotismoVondonne nude o seminudedi storie mitologiche o episodi dell'Antico Testamento, immersi inSfondi architettonici e paesaggistici, si alterna alla storia dinon fa malee sull'argomentotod. Qui sono esposti i celebri capolavori di Artemisia della Pinacoteca di Bologna, raffiguranti il ​​tema.Susanna e i vecchi, firmato e datato 1652 e attualmente in visionel'ultima opera sicura della produzione del pittore, Moriremorte di cleopatrain una collezione privata, che gli studiosi hanno deciso sulla base del confronto con opere stilisticamente simili, ad es.Susanna e i vecchiin collezione privata a Londra e ilBetsabea in bagnodella Galleria Palatina di Firenze, di cui si legge nella scheda di catalogo di Cristina Gnoni Mavarelli che "l'attribuzione cronologica al primo periodo napoletano (c. 1635) è la suggestione più plausibile, dati i caratteri peculiari di questa fase dell'attività di Artemisia, come la spiccata predilezione per la preziosità degli elementi decorativi (i mobili in metallo lucido, i gioielli), il richiamo alle opere di Orazio degli anni Trenta (vedi laMosè salvato dall'acquaNational Gallery, Londra), l'ambiente sereno delle figure femminili, senza la forza energica delle figure del periodo fiorentino." Queste opere vengono messe a confronto con quelle di altri grandi artisti dell'epoca, come Andrea Vaccaro, Agostino Beltrano, Hendrick Di alcuni, spessovicino al gusto di Artemisia, i tre presenti con il temaLot e le sue figlie.

Delproduzione sacra per uso privatoe dopopiccolo formatoche Artemisia creò negli anni napoletani è rimasto poco e vi sono opere ad esse associatedibattito criticosu Artemisia e ilsua attiva bottega napoletana, poiché riconosciamo in essi tratti di altri artisti oltre alla grafia del pittore. Includendo ilgiudizio di parigidi Vienna, in cui la mano dimicho spadaro, il compagno di Sarasota delbriscola davidse ilbagno di Betsabea, che probabilmente sia Spadaro cheOnofrio Palumbo; di quest'ultimo, documentato socio di Artemisia, ilSacra Famiglia con Sant'Anna e San Gioacchinodella Chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, che "offre un'idea molto più precisa di come lo stile del pittore, dai tipi fisionomici alle pieghe dei tendaggi e alle scelte cromatiche, si intersechi con quello di Artemisia", scrive Giuseppe . porcio. "In effetti, siamo all'apice cronologico di opere come questaSusanna e i vecchila Pinacoteca Nazionale di Bologna e ilNostra Signora del Rosariodel Patrimonio Nazionale a cui talvolta hanno voluto fare riferimentoKurzall'artista napoletano, sebbene rechi la firma del pittore".Nostra Signora del Rosariodel Patrimonio Nazionale, unico esempioPiccolo formato su rameespressamente firmato da Artemisia. Tale supporto è del tutto eccezionale nel pittore: i dipinti su rame di piccolo formato derivano da una tradizione fiamminga ed erano molto diffusi nell'Italia del Seicento, come attestano gli esemplari realizzati, tra gli altri, da Annibale Carracci, Guido Reni, Domenichino e Carlo Saraceni. .

La mostra si chiude conquattro storie mitologiche: due dipinti di Artemisia, o ilCorisca e il satiroda una collezione privata e il famosoTrionfo di Galatearealizzato in collaborazione conBernhard Cavallino, evidente nelle forme e nei volti dei Tritoni, così come nel trattamento vellutato delle superfici, ilOrfeo lacerato dai bacilliVonMassimo Estanciae ilEuropa stuproVon„Annella“ DiRosaProvengono da una collezione privata e sono per la prima volta esposti al pubblico. Le opere esposte in mostra riflettono con uno sguardo contemporaneo sulruoli sessualie nelviolenza di genere, in particolare nel tentato stupro della ninfa Corisca, nel rapimento di Europa da parte di Zeus e nell'assassinio di Orfeo da parte delle Baccanti.

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Artemisia Gentileschi a Napoliseguire un tour espositivo cheprediligere temi e confrontisulle storie e ha il merito di atempo ancora poco conosciutodella celebre pittrice che trascorse a Napoli gli ultimi anni della sua vita fino alla morte. Si tratta infatti della prima mostra dedicata al periodo napoletano dell'artista, l'ultimo della sua carriera e anche quello caratterizzato da una minore potenza sia nelle scene che nei colori che si fanno più tenui e sfumati. Ha anche il merito di essere in occasione della mostravasta ricerca archivisticae attenti studi che hanno rivelato nuovi elementi della sua biografia e produzione legati al mecenatismo vicereale. Nel catalogo ci sono ancheFiles allegaticon un ricco corpus di documenti per lo più inediti o poco noti attraverso i quali si intende chiarire meglio aspetti della biografia napoletana di Artemisia.

Il visitatore ha anche l'opportunità di meravigliarsiper la prima volta in Italiacapolavori comeAutoritratto come Santa Caterina d'Alessandriarecentemente acquisito dalla National Gallery di Londra, che, come si è detto, svolge anche il ruolo di ponte nella mostra in corso e, quindi, come continuazione della precedente grande mostra londinese; LuiTrionfo di Galateae Washington, laSanta Caterina d'Alessandriadi Stoccolma e ilGiuditta e Oloferneda Oslo. E vedere le opere di Artemisia a confronto con quelle di altri artisti attivi a Napoli in quel periodo, seguendo gli stessi temi del pittore. Per quanto riguardaconfrontare,la mostra ha quindi il vantaggio di avereparzialmente rimontato, come già spiegato, il ciclo degli apostoli per la Certosa di Siviglia. Il tema del confronto apre anche una riflessione sulrevisione critica del laboratorio: sappiamo infatti che a Napoli Artemisia piantò anegozio prosperoavvalendosi della collaborazione dei migliori artisti locali, da Massimo Stanzione a Onofrio Palumbo e Bernardo Cavallino. Scrive Giuseppe Porzio nel suo saggio: "A giudicare dal gran numero di opere attribuibili più o meno direttamente al pittore, non c'è dubbio che l'attività meridionale di Artemisia rappresentò a suo tempo un fenomeno di enormi proporzioni commerciali che fu sicuramente ne derivano spiccate doti commerciali, un'intelligente strategia di espressione di sé, nonché fattori estetici. definizione cronologica e, soprattutto, tutto, attributivo, dovuto a questo grande corpus pittorico, determinazione e distribuzione in un'essenza privata e sempre oscillante tra 'qualità e diligenza', è senza dubbio il risultato di un laboratorio ben organizzato che ha trascorso insieme a sua figlia Prudenzia Palmira (di cui non possiamo ancora delimitare la fisionomia artistica) personalità più giovani e dotate, tra cui Bernardo Cavallino e superiori tutti Onofrio Palumbo [...] Per lo stesso Gentileschi il suo nome è da considerarsi una specie diMarchio commercialegarantiscono la responsabilità creativa più che la coerenza esecutiva di un prodotto. Se dunque distinguere la mano di Artemisia da quella dei suoi attendenti è già un'operazione estremamente difficile, separarli è probabilmente un atto illegittimo. Per questo si è deciso in mostra di adottare anche l'etichetta “Artemisia” per le opere in cui è riconosciuta la partecipazione di assistenti”.

Infine, la mostra ha il merito di aver presentato la pittrice Diana "Annella" De Rosa, che espone in mostra due sue opere; Nel percorso espositivo, però, non vengono fornite al visitatore date per conoscere la storia di quest'ultima, che viene invece raccontata nel catalogo.ma senza spiegarlo megliola domanda dopoviolenza di generedi cui si parla nel primo pannello della mostra ("secondo l'antica tradizione, ma rivelatasi inattendibile, vittima di violenza di genere come Artemisia"), che verrà rilasciato per approfondimenti.

(Video) Artemisia Gentileschi - Fondazione Claudio Venanzi


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L'autore di questo articolo:Ilaria Baratta

Giornalista, sono co-fondatore difinestra sull'artecon Federico Giannini. Sono nato a Carrara nel 1987 e mi sono laureato a Pisa. Sono l'editore difinestra sull'arte.

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Author: Ouida Strosin DO

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